È ancora notte quando mi sveglio. Non mi ha svegliato un rumore, mi ha svegliato il silenzio. La mia camera ha una luce strana. Come se fuori dalla finestra, sospeso in quella toppa di cielo, ci fosse un disco volante che fa scendere un raggio luminoso sul giardino. Come se il mondo che non lo aspettava avesse la gola secca e fosse ammutolito dallo sbalordimento. Scendo dal letto, pronto a incontrare gli alieni. E invece vedo la neve, tanta neve. Non andrò a scuola per giorni. Non ho mai visto tanta neve così. È quasi incredibile che sia caduta tutta in poche ore. Forse sono due notti che dormo o forse non mi sono svegliato affatto. Mi pizzico forte la guancia, stringo e storco, come fanno i ragazzi cattivi. Sono sveglio, non c’è dubbio, e ho una guancia dolorante come se mi fosse spuntato un ascesso.
Della casa dei vicini che abitano di fronte si vede solo il primo piano: ci sono due finestre sulla facciata, quella della camera dei genitori sulla sinistra e quella di Lily proprio qui davanti. Da sotto il mio davanzale si stende un mare di neve. Oh, Lily, vorrei che anche tu mettessi il naso fuori! È una cosa mai vista! Tutto questo bianco è un altro mondo. Ma tu dormi, il silenzio non ti ha svegliato. Vorrei venire a chiamarti, battendoti al vetro della finestra per farti uscire. Potrei correre veloce sul mare di neve e raggiungerti. Potrei sprofondare dopo pochi passi, lo so. Forse potrei scavare un tunnel. Con un tunnel resterei a galla, compattando il sentiero del mio cammino. Se riesco a raggiungerti saremo da soli in città, continuerò a scavare tunnel finché non l’avremo girata tutta. Tu sarai la mia Regina delle nevi, potrei fare una treccia con i tuoi capelli e appuntarteli sulla testa, così avresti la tua corona di ebano. Oh, Lily! Quando scuoti la testa e sorridi i tuoi capelli sono le funi a cui mi attacco per risalire. Mia madre dice che sono un serpente in muta ed è dura cambiare pelle. Ma ora che anche il mondo è cambiato forse sarà più semplice. Senza la neve tutti sanno dove andare, mi sembra di essere l’unico che non conclude niente, che non sa dove sbattere la testa nell’indecisione più completa. Vedi, Lily, anche con te adesso sono proprio un altro. Di solito quando ci incontriamo per strada non ti saluto neppure, piuttosto guardo il muro finché non sei passata, o affondo la testa nello zaino come se le chiavi di casa non le tenessi attaccate al collo. Ora scaverei un tunnel per raggiungerti e ti porterei con me fino a dove la città cambia nome o anche più lontano. Passerebbero mesi prima di tornare a casa, siamo all’inizio dell’inverno e ci saranno altre nevicate. La neve potrebbe arrivare a toccare i tetti, potrebbe superarli, continuando a camminare ci potremmo chiedere se qualcuno riesce a immaginare dove siamo finiti: i nostri genitori, gli amici e anche quelli di cui non sappiamo neppure il nome. La donna che sta fuori dalla scuola e ci mostra la lingua ogni mattina quando entriamo. L’uomo sulla panchina del parco, che si gratta le ascelle come fanno le scimmie. La strega che abita la vecchia casa in fondo alla strada da mille anni e che esce ogni notte per sfamare i bambini che ha trasformato in gatti. Forse non torneremmo a casa mai più. I miei capelli comincerebbero ad allungare e i tuoi toccherebbero terra, come raggi di un sole nero che non faccia mai sciogliere tutta questa neve.
Mi vesto, indosso gli scarponi e infilo i guanti di camoscio. Apro la finestra e mi siedo sul davanzale, appena appoggio i piedi sulla neve fresca comincio a sprofondare, ma riesco a muovere le braccia come un tuffatore prima di un carpiato e inizio a scavare il tunnel. Dopo mezz’ora sono riuscito ad avanzare meno di un metro, ma posso guardarmi intorno dall’altezza di metà busto e mi sembra di essere l’unico sopravvissuto all’era glaciale. Dopo qualche ora che scavo, sono arrivato quasi a toccare la tua finestra, mia madre grida e piange da quella di camera mia, dice che sono diventato pazzo e forse non ha tutti i torti, se è vero come è vero che sto scavando il tunnel. Ma ho trovato il coraggio di venire da te, non quello di iniziare a scavare. Ho lasciato la mia vecchia pelle sul letto, insieme al pigiama.
Devo battere sul tuo vetro per un bel po’ prima che ti svegli dai tuoi sogni. Quando apri gli occhi e mi vedi, ti alzi sul letto come una bambola a molla e ti copri la bocca. Ti vesti e vieni da me con i capelli ancora annodati di sonno, sono stelle esplose che illuminano il tuo volto pallido. Apri la finestra e mi guardi come se fosse incredibile più la mia presenza che il resto del mondo scomparso sotto un mare di neve. Ti prendo la mano e camminiamo insieme fino a metà del mio tunnel, poi riprendo a scavare in un’altra direzione. Mia madre non urla più ed è tornato il silenzio. Poi tu, Lily, inizi a cantare.

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